Quando il metal incontra la musica classica….

 

Il Paganini della chitarra, il Bach del metal, il creatore dell’heavy neoclassico, il Maestro…sono questi alcuni degli appellativi con cui viene di solito designato uno dei più geniali chitarristi dell’ultimo ventennio, lo svedese Yngwie Johann Malmsteen. Amato incondizionatamente dai suoi numerosi fans, ma spesso bersaglio di feroci critiche da parte dei detrattori che lo considerano troppo tecnico e prigioniero del suo ego smisurato, Yngwie è comunque un personaggio che non passa inosservato e il suo guitar playing ha segnato profondamente almeno una generazione di chitarristi.
La sua velocità esecutiva gli ha permesso di coniare un suo personale stile inconfondibile negli ambienti rock, in cui "suonare alla Malmsteen" ha assunto negli anni il significato abbastanza condiviso di "eccellere in virtuosismo tecnico peccando di autoindulgenza".
Yngwie J. Malmsteen suona principalmente scale comunemente usate nella musica classica, come la scala maggiore, la scala minore armonica, il modo frigio, gli arpeggi maj, min, diminuito, la scala minore napoletana, ed altre, con una serie di licks ispirati dal rock di Ritchie Blackmore e al blues di Jimi Hendrix.
Appassionato di musica classica ad incominciare da compositori come Niccolò Paganini, dal quale ne eredita secondo me il temperamento, è riuscito in questi anni ad avvicinare due generi musicali che sono considerati davvero agli antipodi. Basta ascoltare qualche pezzo strumentale o, meglio ancora, consiglio il Concerto Suite, registrato live con la
New Japan Philharmonic.

 

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